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lunedì 19 settembre 2011

I comuni dei Colli Orientali del Friuli - Attimis

Quest'oggi inizio a parlare dei vari comuni che fanno parte dei Colli Orientali, inizio da:
ATTIMIS
Frazioni: Forame, Porzus, Racchiuso, Subit
Altitudine: 196 m. s.l.m.
Superficie comunale: 33,36 kmq. (Istat 2001)

A metà strada tra Cividale e Tarcento, seguendo la statale 356, adagiato sull'anfiteatro della pedemontana orientale, lungo le sponde del torrente Malina, sorge Attimis.
E' il capoluogo comunale e comprende i villaggi di Forame, Porzus, Subit e Racchiuso. Della storia di queste frazioni si conosce molto poco, se non che i loro nomi traspaiono qua e là negli antichi documenti. La più antica di queste frazioni forse è Partistagno, dato che il nome antico del suo borgo, Faris, pare abbia ascendenze longobarde ("fara", possesso terriero di nobili longobardi).
Del capoluogo, invece, si hanno più notizie. Non si può stabilire con precisione a quando risalga il primo nucleo abitato, che comunque doveva essere antecedente alla conquista romana, essendo Attimis un nome preromano. Per moltissimo tempo fu distinto in due zone: a destra e a sinistra del Malina, Attimis di qua e di là. Attimis di qua comprendeva i borghi Centa, Pecolle (o del castello), Villa, Pocis, Gravis. Attimis di là invece i borghi di sopra e di sotto e i casali Dèans.
Si è potuto appurare che la "villa" è più antica del castello. Il primo scritto sicuro su cui compare il nome di Attimis è quello trovato dal De Rubeis, storico friulano, in un documento medievale, datato 3 novembre 1106, che dice: "Il vescovo Bertoldo (Bertoldus Episcopus), figlio di Purcardo, che si dichiara di nascita bavarese, dona a Corrado e Matilde sposi un castello compreso nella contea di Foro Giulio in una località che si chiama Attems".
Il termine "località" non ci autorizza a pensare ad una vera e propria "villa", ma un nucleo abitato doveva già esserci. Da questo toponimo presero il cognome i vari rami dei signori che vivevano nel castello di proprietà patriarcale, che in seguito si distinsero, con riferimento alla loro abitanza, in quelli di "Pecollo" (castello superiore) e quelli di "Castelnuovo" (castello di sotto).
La "villa" aveva la sua "centa", cioè il suo cerchio di mura, già nel Duecento, sotto l'occhio vigile del Patriarca, che vi aveva nominato un "guastaldio", ovvero un amministratore di sua fiducia. Quindi tutto il territorio è accuratamente controllato dal Patriarca, che lascia ai castellani un mero ruolo di rappresentanza.
Le cose cambieranno con l'avvento del dominio veneziano, quando i castellani di Attimis acquisteranno potere e beni immobili.
Un'altra famiglia nobile è quella di Partistagno, il cui cognome compare già nel 1202.
Oltre al "castrum" (castello) possedevano un "palatium" (palazzo), e da alcuni
documenti risulta anche una "canipa" (cantina). I discendenti di questa famiglia si
distinsero nel Rinascimento per i loro istinti briganteschi, compensati da generosi lasciti alle chiese locali.
Mentre la "centa" continuava la sua espansione, non mancavano i motivi per litigare con le altre "ville", in particolare con quelle slave, per questioni riguardanti il legname e gli animali. Un altro mezzo di sostentamento, oltre a quelli appena menzionati, erano le fornaci, le cui concessioni ("privilegjios") dipendevano daisignori. Si hanno poi notizie della lavorazione di botti ed altri utensili connessialla viticoltura ed anche di alcuni allevamenti di api.
La gente viveva dell'economia agricola, per quanto essa poteva dare, in una una situazione di isolamento e di povertà. Intorno al ‘600 la famiglia Attems inizia la sua ascesa al potere, un ramo si impossessa di "una porzione della villa d'Attimis, Platischis, Forame, Pecolo, Monte S. Giorgio", mentre l'altro ramo rivendica "il Castel vecchio, l'altra porzione della villa d'Attimis e di Platischis" ed altre località. Dopo l'acquisto del titolo di conti, il loro potere durerà fino alla fine del dominio veneto.
Oggi possiamo visitare il Castello superiore che è stato messo in luce, e parzialmente ricostruito, intorno alla metà degli anni '70. Il più antico fra i due fortilizi di Attimis è quello che il vescovo Bertoldo, figlio di Purcardo, nel 1106 dona alla nipote Matilde e a suo marito Corrado. Dal 1997 il sito è oggetto di indagini archeologiche, sono stati rinvenuti numerosi reperti conservati in parte nel Museo di Attimis ed in parte nei Civici Musei di Udine. Più in basso troviamo quello che era il Castello inferiore (il suggestivo rudere della torre sovrasta Attimis), che, insieme a quello di Zucco (Faedis) , è il castello più recente del territorio; la sua costruzione risale alla seconda metà del XIII secolo. La presenza di un castello superiore e di uno inferiore potrebbe spiegarsi con la suddivisione dei beni conseguente a contrasti sorti fra i nobili di Attems; oppure con la necessità di un ulteriore punto strategico di controllo. Non è chiaro chi fosse il primo signore del castello ma, alla fine del '200, compare un certo Purzitto d'Attems che giura fedeltà al patriarca di Aquileia.
Il complesso della Villa Attimis Strassoldo comprende un corpo dominicale affiancato da alcuni rustici, la cappella gentilizia, dedicata a San Giuseppe, e altre costruzioni rurali raccolte attorno alla corte d’onore. L’insieme è circondato da un ampio parco. L’edificio nobiliare, costruito dai conti Attimis dell’Orso nel XVII secolo probabilmente su preesistenze più antiche, passò agli Strassoldo Soffumbergo nel XIX secolo. Oratorio di San Giuseppe , presso la Villa Strassoldo. La chiesa presenta un’aula rettangolare con sagrestia nel lato sinistro. All’interno vi è un’acquasantiera a muro, un altare ligneo del sec. XVI e una pala del sec. XVIII
Il museo, pur collocato nel centro di Attimis, si trova in posizione quasi defilata rispetto all'abitato, immerso nel contesto del circostante paesaggio naturale dove sono visibili i ruderi dei fortilizi locali. Attraverso un itinerario didatticamente ben congegnato è possibile leggere i reperti rinvenuti nei nove castelli, ormai distrutti, della pedemontana orientale del Friuli, per comprendere la cultura e la vita quotidiana nelle fortificazioni medievali. Notevole esempio di architettura rurale è rappresentato dal Mulino medioevale dei Conti d’Attimis.
Meritano una considerazione particolareggiata le frazioni di Attimis, che costituiscono veri e propri villaggi, dove l' emigrazione, il sisma del 1976, le fatiche di una vita aspra non hanno spento l'orgoglio e la tenacia della popolazione che ama ancora esprimersi, oltre che in lingua italiana e friulana parlando lo sloveno in forma dialettale: il po nascen.
Il pittoresco insieme di case sparse, abbarbicate lungo le pendici della valle del torrente Malina, costituisce la frazione di Forame. Qui troviamo la Chiesa di Sant’Antonio abate al cui interno è possibile ammirare un altare ligneo del 1701 di notevole pregio - firmato e datato dall'intagliatore, di tradizione e scuola slovena, il maestro Bartolomeo Ortari (Jernej Vrtav) di Caporetto - e un pregevole ciclo di affreschi, probabilmente attibuibili al Thanner. Arrivando a Forame, in località Borgo Ponte, merita di essere visitata l'interessante Mostra del Fossile, una corposa collezione privata che comprende anche interessanti reperti archeologici.
Posto a 700 metri di altitudine c’è Porzus che offre uno spettacolare panorama: lo sguardo abbraccia la pianura friulana, l'anfiteatro morenico, le prealpi e le Alpi Giulie, il litorale adriatico con le lagune di Grado e Marano fina alla punta dell'Istria. Questa stupenda frazione, ormai raro esempio di architettura rurale, è la più piccola del comune con i suoi 30 abitanti, per la maggior parte anziani. Porzus e le sue malge ( site poco oltre l'abitato) è conosciuto a livello nazionale per il tragico eccidio che vi si svolse nel febbraio del 1945. Particolarmente sentita la devozione al culto mariano presso il Santuario della Madonna del Falcetto (Madonne de Sèsule) eretto a ricordo dell'apparizione della SS.Vergine e meta continua di pellegrinaggi devozionali.
L'abitato di Racchiuso, circondato dai colli e dalle montagne circostanti (da cui il toponimo), si sviluppa tra le borgate di Poiana e di Partistagno (Borgo Faris). Nella Chiesetta di San Silvestro, si può ammirare un ciclo a fresco cinquecentesco dovuto a Gian Paolo Thanner (Padre Eterno benedicente, Madonna con Bambino e Santi, Dottori della Chiesa, Sante Vergini). Da notare non solo l'horror vacui che anima le pitture del Thanner, ma anche la serie di angioletti musicanti che costituisce, per la varietà degli strumenti raffigurati, una vera e propria antologia di quelli all'epoca in uso in Friuli. Nel massiccio campanile, una iscrizione del 1448 di notevole importanza perché è una delle prime iscrizioni in lingua friulana: "MC CCCXLLVIII fo chome / nchat lo tor de Reclus / lo primo di de cugno / Pieri e Toni so fradi di Vergnà".
Di notevole pregio gli affreschi che si possono ammirare nell'abside nella trecentesca Chiesetta di Sant’Osvaldo, presso il complesso castellano di Partistagno. Il complesso edilizio del castello è ritenuto uno dei più suggestivi ed attraenti luoghi fortificati medievali del Friuli. Costruito intorno all'anno Mille, fu inizialmente proprietà dei conti d'Attems e, a seguito, dei signori di Faedis; dal 1273 è nelle mani dei nobili Cuccagna di Partistagno. Nell'ambito del XVI secolo il luogo viene abbandonato e inizia la sua lenta rovina. Sopravvive il nucleo originario sommatale costituito dalla "casa torre", dalla cappella nobiliare (con affreschi della seconda metà del '300), dalla cisterna e dal corpo di fabbrica occidentale; inoltre, fra le strutture della cerchia inferiore svetta il trecentesco palatium (la data di costruzione è incerta), munito di eleganti bifore e sviluppato su tre piani. Al suo interno vengono eseguite campagne di scavi e corsi di archeologia.
Di rilevante interesse la Grotta preistorica del "Ciondar des Paganis" situata sopra Borgo Poiana. Inserito nel Parco della Vite e del Vino, Racchiuso ha visto progressivamente aumentare e selezionare gli ettari vitati con generose produzioni autoctone di Verduzzo, Picolit e Refosco.
Subit dall'alto dei suoi 729 m. s.l.m. domina la pianura friulana offrendo un panorama di straordinaria e rara bellezza.
Le qualità ambientali e naturalistiche di Subit sono state riconosciute dalla Regione FVG con l'inserimento di vaste aree del territorio nelle aree di rilevante interesse ambientale (A.R.I.A.) e censite dalla C.E. come aree da tutelare all'interno del programma natura 2000. Di rilievo le coltivazioni di gustosi piccoli frutti (lamponi, more, fragoline di bosco) lungo i declivi di Borgo Cancellier e la produzione di marmellate, sciroppi e miele.

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